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"Dalla diagnostica artistica alla Technical Art History" intende gettare un ponte tra due sponde cronologicamente distanti e apparentemente distinte per statuto disciplinare. Da un lato la nascita a fine '800 di una moderna storia dell'arte, alimentata dall'osservazione ravvicinata dell'opera d'arte e sostenuta dall'invenzione della prima forma di 'immagine tecnica', la riproduzione fotografica. Dall'altro una prassi, attualmente consolidata, di indagine tecnica dell'opera d'arte, particolarmente in ambito conservativo e nel contesto dei laboratori di restauro e di ricerca scientifica. Questa ricerca, saldamente legata all'oggetto-opera d'arte, è al centro di una rete composita di conoscenze e strategie epistemologiche, che intreccia sia gli studi antropologici e di contesto, sia quelli filologici e documentari, di riscoperta della trattatistica tecnica. Nella storia della storia dell'arte l'autore individua un filo, mai interrotto ma a lungo disconosciuto nel mondo accademico italiano, il cui nodo cruciale viene riconosciuto nella Conferenza internazionale per lo studio dei metodi scientifici applicati all'esame e alla conservazione delle opere d'arte, organizzata a Roma nel 1930 dall'Office International des Musées. I termini dello sguardo à rebours sono il 'metodo sperimentale' del conoscitore Giovanni Morelli e gli anni trenta del Novecento, il decennio in cui nasce una disciplina integrata e multidisciplinare di studio dell'opera d'arte, poi definita con la recente dizione di Technical Art History.